Il colloquio col Faraone

Il colloquio col Faraone non era certamente qualcosa di casuale. C’erano grandi notizie in arrivo. E non erano buone. Infatti il Faraone aveva convocato Yocheved e Miriam, le ostetriche chiamate Shifra e Pua, per comandare loro di gettare nel fiume Nilo ogni neonato maschio che nascesse da quel giorno in poi.
Cari amici, nel secondo che Yocheved ha messo piede fuori dal colloquio col Faraone lei si trovava in uno stato di tranquillità totale.
E intanto il Faraone le aveva appena comandato di ammazzare ogni neonato ebreo maschio. Giusto così.. o no? Non era forse roba da ricovero psichiatrico?
Dipende.
Tutto dipende.
Mettiamola così, per Yocheved non c’era neanche il minimo, il più serpentoso o la più sottile ombra di un dubbio. Niente. Na-da.
Aspetta. Proviamo per un attimo, solamente a pensare come ci saremmo sentiti noi? Confusi? Minacciati? Angosciati? In crisi?
Cos’è che ha permesso a Yocheved di mantenere la sicurezza e calma totale di fronte a una simile crudeltà di cui era stata messa in carico.
Yocheved non riporta le nascite che avvengono dopo il decreto, permettendo ai nuovi nati di vivere. Ma lei è smuovibile, sicura di ciò che fa e non teme il Faraone neanche un po’. Il suo reato la colpevolizzava di morte.
C’è un verso dell’ Eshet Chayil che allude a Yocheved, insegnandoci la qualità che le aveva permesso di restare completamente zen in un momento di apparente crisi.
“Pensa ad un campo e lo acquista, con il frutto del lavoro delle sue mani pianta una vigna” (Pr. 31, 16)
Mette di fronte a sé, il proprio obiettivo.
Vuole il campo? Va e lo acquista. Senza troppe domande e indecisioni. Lei sa quello che vuole. Quello che deve fare per ottenerlo.
In questo caso, quando il nostro obiettivo è chiaro, c’è un senso di sicurezza che ci accompagna per tutta la strada.
Questo è ancora più valido quando la nostra visione o il nostro obiettivo, è attaccato a qualcosa al di sopra di noi. Noi umani che a volte siamo indecisi o confusi, per via di unapura soggettività personale. Allora cerchiamo un punto di riferimento al di fuori.
Hashem ci ha dato la Torah che è una guida di vita. Quando il nostro obiettivo è di seguire il cammino della Torah, allora tutto diventa più chiaro.
La Torah è emet – verità, qualcosa di eterno, un punto stabile a cui ti aggrappi in un momento di confusione e sai che non ti perdi.
Il nostro credo, ci permette di guardare diritto, più in avanti, dandoci la capacità di ignorare le minaccie che in realtà, non ci appartengono.
Rispolveriamo il nostro obiettivo, il nostro credo. Rafforziamolo e nutriamolo, perché va nutrito. Non è la cosa che ci viene più naturale. Questo ci permetterà di elevarci al di sopra di qualunque dubbio, di confusione.
Un caloroso Shabbat Shalom,
Teniamo duro ragazzi, sono tempi non facili, e Hashem è con noi.
Shabat Shalom,
Mushki

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