Impariamo a chiudere gli occhi

BS”D. Beshalach.
Le acque del Mar Rosso si trovavano davanti ai suoi occhi. Nachshon, guardava. Ammutolito. Le onde erano così impetuose, mosse da un vento un po’ freddo e così particolare.
Le grida ostili di un esercito agguerrito rimbombavano anche da lontano. Gli Egiziani erano alle spalle.
…”Ci stanno per raggiungere” pensava Nachshon. Lo sguardo sempre fisso sull’acqua.
“È la fine!” Sentiva gridare i suoi connazionali. Caos, confusione, urla di bambini, famiglie, gregge, animali.
Gli ebrei eccitati ma anche esausti, di un esodo che stava per terminare ma che sembrava non finire più, si ritrovano ancora una volta davanti ad un’ostacolo insormontabile:
Il vasto Mar Rosso.
E dietro, gli Egiziani!
Erano usciti, erano liberi! Così avevano pensato. Finché ancora una volta, il cuore duro del Faraone aveva prevalso ed eccoli, erano venuti a riprendersi ciò che gli apparteneva. I loro schiavi Ebrei.
Com’era possibile, si chiedevano gli ebrei in preda al panico. Ma cos’ha D-o con noi?! Ci prende in giro? Ci fa uscire per poi farci ritrovare bloccati, intrappolati tra due fini distruttive!? Le acque del Mar Rosso, e I carri degli egiziani!?
“Buttiamoci nelle acque del mare!” Urló un gruppo. “Meglio finire là, che nelle mani degli Egiziani.”
“No, no! Basta. Noi ci arrendiamo! Torniamo in Egitto! Abbiamo sofferto e soffriremo ancora” Urló un altro gruppo abbattuto.
Nachson ascoltava, e pensava in fretta. “Combattiamo! Magari possiamo vincere!” Gridarono quelli più battaglieri. E infine, disperati, altri risposero:
“No, preghiamo!
D-o sicuramente ascolterà le nostre preghiere”.
Le quattro opzioni furono tutte declinate da D-o.
Intanto, Nachshon aveva iniziato a muovere un piede in avanti, e poi un’altro ancora.
Lo sguardo attento e il passo deciso. L’acqua fredda del Mar Rosso impregnò i suoi abiti. Ancora qualche passo e non avrebbe più potuto respirare.
E poi accadde.
Le acque si spaccarono in due, lasciando passare Nachson e tutto il suo popolo.
Il miracolo del Mar Rosso stava accadendo.
La figlia di Rav Jonathan Sacks Z”L ci ha detto che uno dei messaggi che suo padre le ha lasciato, è che non c’è problema irrisolvibile. In alcuni casi, la soluzione è a volte molto, molto nascosta. Difficile. Ma c’è. Sempre.
Il Galut, l’esilio, è per natura buio. Per natura, è un ostacolo.
Il nostro cuore, per natura ci può fare credere nell’illusione che è questo Galut.
La natura fa esattamente il suo lavoro, il lavoro che D-o le ha comandato. Di nasconderLo.
L’ebreo che si trovava davanti al mar rosso, è l’ebreo che ogni giorno deve confrontarsi con gli ostacoli che il Galut non gli propone ma gli impone. C’è l’ebreo che dice, io mi butto nel mare, che è lo studio della Torah (paragonata all’ acqua). Mi chiudo dentro questa bolla, per ripararmi da quello che succede la fuori. Oppure c’è l’ebreo che suggerisce di tornare in Egitto e arrendersi. Se comunque siamo in questo mondo, allora adattiamoci, al buio. Quello che vuole combattere dice di fare la guerra contro il male, di lottare. E le sue energie vanno tutte là, nella lotta. E infine c’è quello che non sa più cosa fare, e alza gli occhi al cielo. Non ci rimane che pregare.
Nonostante ognuno di questi approcci ha il suo momento, e faccia parte del nostro servizio Divino, non sono queste le chiavi principali di fronte alle situazioni difficili della vita.
Vai avanti. Continua. Dritto.
Questo è quello che impariamo da Nachshon. Impariamo a chiudere gli occhi, e a fidarci del nostro Creatore, che è Il Padrone della natura.
Impariamo ad agire. Anche se non sappiamo ancora esattamente come. Noi facciamo i primi passi. Il resto lo lasciamo ad Hashem.
Ma è quanto basta per Lui. Vedere un’ azione da parte nostra.
Vedere che andiamo avanti, verso la redenzione, verso il nostro scopo, qualunque esso sia.
Ci tengo a farvi notare che Nachshon era da solo nel suo approccio. L’unico di un intero popolo che si è mosso. Muoversi, agire, nonostante gli ostacoli, verso gli ostacoli, è dura. Sembra persino irrazionale a volte. Folle.
E forse è proprio questo, forse dobbiamo essere un po’ folli a volte, per agire. Ma dobbiamo andare avanti.
Mi ricorda la frase preferita di mio papà, che mi porto sempre dietro: “Vai avanti. Vai avanti…
Shabbat Shalom,
Mushki Piha Krawiec
Tratto dagli insegnamenti del Rebbe

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