Korbanot esteriori ed interiori

Stavo provando a spiegare ad una bambina di 5 anni cosa fosse un Korban, un sacrificio.
La missione mi sembrava un po’ difficile. La bambina non conosceva molto di ebraismo e temevo che l’ idea del Korban la potesse un po’ disorientare.

Forse perché nel 2021 quando il mondo è pieno di campagne pro-animali, il vegan è diventato un po’ parte della dieta quotidiana delle persone, la cosa sembra ancora più bizzarra. Non so, ho pensato che forse questa bimba penserà che il suo popolo, in effetti, è un po’ matto.

Ma no, i bambini sono i primi ad accettare la volontà divina, e quel piccolo musetto dolce, non ha messo in questione la cosa neanche un secondo. La purezza dei bimbi.
Però c’ho pensato su io. E i nostri saggi. Perché 2021 o no, in effetti l’idea del sacrificio, anche da un punto di vista spirituale è qualcosa di molto singolare. Com’è possibile che portare un sacrificio, un animale fisico, offrendolo a D-o, possa in un qualche modo, riparare una trasgressione spirituale?

La Chassidut ci insegna che la nostra anima è fatta di due entità. Un animo divino ed uno animalesco. Il primo si trova nella mente, nella logica e nella parte destra del cuore; ci spinge a fare le scelte giuste, seguendo la volontà di D-o.
Il secondo si trova nella parte sinistra del cuore, nel nostro sangue. Ci dà vita, passione, alimenta le nostre tentazioni e i desideri mondani. L’animale dentro di noi.

Quando Hashem ci dice di portare un animale per fare un korban e farci perdonare su quella volta in cui ci è stato difficile trattenere quel nostro istinto animalesco, il messaggio va molto più in là. Hashem ci dice per favore, sacrifica un po’ di quelle tue voglie, di quelle tentazioni. Sacrifica il tuo animale, quello dentro di te, e avvicinati sempre di più a me.
Ogni, singola, volta, che noi ci tratteniamo, governiamo, facciamo tacere un po’ il nostro istinto, quella passione che ci fa sentire bene in un primo momento ma che nel lungo termine ci lascia una sensazione meno piacevole, ecco questo nostro “sacrificarci”, porta un piacere immenso lassù in cielo, ravvicinandoci sempre di più e rafforzando la nostra connessione con Hashem.

A volte, un no qua giù, è un grande Sí lassù. Un enorme sorriso.
Il nostro Korban, davvero non è che un modo di legarci ancora di più con il nostro amato Creatore.

Shabat Shalom,
Mushki Piha Krawiec

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