SHAVU’ÒT: PERCHÉ’ IL DONO DELLA TORÀ PORTA TIKKÙN E PACE NEL MONDO?

Indirizzo Lezione: https://www.youtube.com/watch?v=vOKEMCO-rtY
Da: VirtualYeshiva

Cosa dice l’ebraismo su DEUS SIVE, ossia la NATURA?
Cosa È l’Essenza del Dono della Torà?
Perché il Salmo 147, 14, “Ha stabilito la pace nei tuoi confini…”, parla di Shavu’òt?

La festa di Shavu’òt è l’unico giorno dell’anno dove si offre un sacrificio di pace, Shelamìm, pubblico. Normalmente, ogni sacrificio pubblico è un Olà (bruciato totalmente sull’altare) e non un Shelamìm, ma solo a Shavu’òt vi è questa eccezione. Come mai?
Un’altra perplessità nasce dal fatto che in questa festa si portano due pani lievitati, ossia NON AZZIMI, come offerta pubblica, cosa che non ha nessun tipo di precedente, visto che durante la Pasqua è vietato portare e offrire tutto ciò che è lievitato. Mentre a Shavu’òt non solo è permesso, ma anzi è obbligatorio offrire portare pane lievitato.
Un’altra unicità di Shavu’òt è che tutti i commentatori del Talmud concordano sul fatto che in questa festa bisogna far godere il corpo dei piaceri materiali in maniera particolare, rispetto alle altre. Come mai proprio Shavu’òt è diversa da Pèssakh e Sukkòt?
Per capire tutto questo bisogna approfondire il significato del Dono della Torà e che cosa è cambiato nel mondo dopo questo grandioso evento.
All’inizio della creazione, il mondo materiale era completamente staccato da quello spirituale e non vi era nessun “punto intermedio”: l’anima e il corpo erano due opposti e l’anima non poteva trasformare il corpo. Pertanto, le creature del mondo non avevano niente in comune fra di loro e ognuna era per conto suo. Non solo il mondo minerale rispetto a quello vegetale; ma anche all’interno di ogni mondo, ad esempio ogni albero esisteva per se stesso, senza nessun collegamento con le altre creature vegetali. Per non parlare degli uomini! Ognuno pensava solo ai propri bisogni e di arricchirsi materialmente, senza avere niente in comune con gli altri e quindi senza relazionarsi con il prossimo. Tutto questo viene chiamato il mondo della “confusione”, il mondo del “caos o tòhu” come è chiamato nello Zòhar.
La Torà viene data al mondo per portare ordine e equilibrio tra tutte le creature e soprattutto la PACE tra tutte le persone. Questo processo non a caso viene chiamato tikkùn, ossia “rettificazione”. Nel Talmùd è scritto che nei primi 2000 anni della creazione regnava nel mondo la confusione, tòhu, mentre i secondi 2000 anni, quando arriva la Torà, inizia il periodo del tikkùn e dell’ordine.
Solo grazie alla Torà, materia e spirito non solo non sono più opposti, ma lo spirito può elevare e raffinare la materia, quindi l’anima e il corpo non sono più antitetici e l’anima acquisisce la forza di rettificare il corpo. Inoltre, tutte le creature hanno un punto in comune che li unisce: la scintilla divina che li crea continuamente. Tutto questo grazie al Dono della Torà, ossia il momento in cui Dio rivela la Sua luce infinita che è al di sopra della natura: la luce del Tetragramma.
Questo concetto è stato rivelato da Moshè, per la prima volta, quando dice al faraone: “Son venuto in Nome di Hashèm” (Tetragramma), senza usare il Nome di Dio Elokìm che rappresenta la divinità nascosta nella natura. Grazie a questo, l’essere umano ottiene la capacità ed il ruolo di poter diventare un “socio del Creatore”, al fine di costruire questo mondo e rivelare che dietro i “veli” della natura e l’apparente divisione e caos si cela in realtà una forza infinita, ossia di come dietro il “guanto della natura” c’è la luce infinita di Hashèm.
Da quando viene rivelato all’uomo la sua funzione, l’umanità si eleva e diventa consapevole che esiste un punto in comune tra gli uomini e che non devono per forza combattersi mossi da sentimenti come l’invidia e l’ego. Purtroppo, oggigiorno ancora questo non è alla portata di tutti, ma presto lo sarà con l’avvento messianico.
Adesso capiamo come mai nel giorno che festeggiamo il Dono della Torà il sacrificio più adatto per celebrare questo giorno è il sacrificio di pace Shelamìm, dove si porta pace tra l’altare e i cohanìm e il resto del popolo.
Per questa ragione in questa festa portiamo il pane, perché ciò che è lievitato non ci fa più “paura”. Da quando abbiamo la Torà è possibile comprendere come anche ciò che in apparenza è “male”, concetto simboleggiato dal lievito, in realtà costituisce il vero significato e scopo della creazione: trasformare in bene il “male apparente”, ossia comprendere come esso è stato creato per essere trasformato in bene.
Come dice il Talmùd: tutti concordano che bisogna dare godimento anche al corpo, proprio in questa festa, perché a Shavu’òt ci rendiamo conto che la materia ha una ragione di esistere e non è in contrasto col divino.

Speriamo presto di arrivare a questa era dorata, quando regnerà la vera e totale pace nel mondo, poiché tutti vedranno la verità e capiranno lo scopo della loro esistenza, ovvero il fine comune superiore che è quello di realizzare la dimora di Dio in questo mondo inferiore, presto nei nostri giorni Amen.

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