VAYIKRA 5771 – LA KABBALÀ DEGLI SCACCHI

Perché solo il “pedone”, il pezzo maggiormente limitato, può raggiungere il massimo e diventare regina?

Riassunto.
Il midrash narra della vicenda di un cieco e di uno zoppo che collaborano nel riuscire in un furto. Così l’analogia con il giorno del giudizio, in cui Hashem giudicherà l’anima insieme al corpo per aver cooperato nel commettere i peccati. L’anima ha bisogno del corpo e viceversa, inoltre il midrash ci insegna la vera natura dei due aspetti.
Il corpo è come il cieco, l’anima non può camminare, insieme possono fare grandi cose, ma possono anche compiere grandi danni.
Il corpo è dinamico e in continua trasformazione, ma non può vedere la realtà, limitandosi a percepire solo ciò che è materiale. L’anima invece non è corrotta dall’illusione del materialismo, ma è bloccata, in quanto ferma nella sua perfezione di origine divina. Tramite il corpo, l’anima riesce ad avere un unione elevata con Hashem.
Un approfondimento del Rebbe di Lubavitch sul gioco degli scacchi ci insegna il parallelismo tra i ruoli delle pedine nel gioco e il rapporto con il divino. Il Re corrisponde a D-o, la regina alla Shekhinà, gli alfieri e la torre alle schiere di angeli, i due colori (bianco e nero) sono il dualismo del bene e del male, entrambi a pari forze, nella loro sfida. Infine i pedoni, corrispondendi all’uomo, se raggiungono la fine si trasformano nella regina, raggiungendo la dimensioni massima, quindi unendosi ad Hashem.

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